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L’aggiunta di Elotuzumab alla terapia standard offre un beneficio ai pazienti con mieloma multiplo refrattario / recidivato


Uno studio di fase 2 ha mostrato che l'aggiunta di Elotuzumab ( Empliciti ) a Bortezomib e Desametasone ha indotto un beneficio clinico senza aggiunta di tossicità nei pazienti con mieloma multiplo recidivato o refrattario.

L'attuale standard di cura per i pazienti con mieloma multiplo recidivato o refrattario è il trattamento con Bortezomib ( Velcade ) e Desametasone.

Elotuzumab è un anticorpo monoclonale immunostimolante che ha come bersaglio SLAMF7, una glicoproteina altamente espressa sulle cellule di mieloma.

Uno studio in aperto, proof-of-concept, che ha incluso i dati di 150 pazienti ( età media 65 anni; 52% uomini ) ha valutato l’aggiunta di Elotuzumab a Bortezomib e Desametasone.
Il 51% dei pazienti era stato trattato in precedenza con Bortezomib.

I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a Bortezomib e a Desametasone da soli o con Elotuzumab ( n=75 per ciascun gruppo ) fino a progressione della malattia o a tossicità inaccettabile.

L'endpoint primario era rappresentato dalla sopravvivenza libera da progressione. Gli endpoint secondari comprendevano la sopravvivenza globale e il tasso di risposta obiettiva ( ORR ).

I pazienti assegnati a Elotuzumab hanno presentato una più lunga sopravvivenza mediana ( 9.7 vs 6.9 mesi ), pari a una riduzione del 28% del rischio di progressione o di morte rispetto allo standard di cura.
E’ stato raggiunto l’endpoint primario ( hazard ratio, HR = 0.72; IC 70%, 0.59-0.88 ).

Tra i pazienti assegnati a Elotuzumab, 13 che erano omozigoti per l’allele ad alta affinità FcgRIIIa VV hanno presentato una sopravvivenza mediana libera da progressione di 22.3 mesi, mentre 24 che erano omozigoti per l’allele a bassa affinità FcgRIIIa FF hanno invece avuto una sopravvivenza mediana libera da progressione di soli 9.8 mesi.

I pazienti omozigoti per l'allele V assegnati al trattamento standard hanno presentato una sopravvivenza mediana libera da progressione di 8.2 mesi.

L'ORR per i pazienti assegnati a Elotuzumab è stata del 66% ( IC 95%, 55-77 ), contro il 63% ( IC 95%, 51-74 ) tra i pazienti assegnati allo standard di cura.
Il 36% dei pazienti nel braccio Elotuzumab e il 27% dei pazienti nel braccio cura standard hanno raggiunto una risposta parziale molto buona o un miglior risultato.

I pazienti assegnati a Elotuzumab avevano una durata media della risposta di 11.4 mesi ( IC 95%, 8.5-14.1 ), contro i 9.3 mesi ( IC 95%, 5.6-11.7 ) dello standard di cura.

Il tasso di sopravvivenza globale a 1 anno, calcolato su 40 decessi, è stato pari all’85% ( IC 95%, 75-92 ) nel braccio Elotuzumab e al 74% ( IC 95%, 62-83 ) nel braccio standard di cura ( HR=0.61; IC 95%, 0.32 -1.15 ).

Un'analisi a 2 anni sulla base di 60 decessi ha mostrato un tasso di sopravvivenza globale a 2 anni del 73% ( IC 95%, 61-82 ) per Elotuzumab e del 66% ( IC 95 %, 54-76 ) per lo standard di cura.

Tutti i pazienti assegnati a Elotuzumab e il 96% ( n=72 ) assegnati allo standard di cura hanno manifestato un evento avverso, con eventi avversi gravi che si sono verificati nel 51% ( n = 38 ) nel braccio Elotuzumab e nel 41% ( n = 31 ) nel braccio standard di cura.
Gli eventi avversi di grado 3 o superiore più comunemente osservati hanno incluso: infezioni ( Elotuzumab, 21% versus standard di cura, 13% ) e trombocitopenia ( 9% vs 17% ).

Il 32% ( n=24 ) dei pazienti nel gruppo Elotuzumab e il 39% ( n=29 ) dei pazienti nel gruppo standard di cura hanno interrotto il trattamento assegnato a causa di eventi avversi.

Due pazienti assegnati a Elotuzumab sono morti nel corso dello studio a causa della malattia. Sei pazienti assegnati allo standard di cura sono deceduti nel corso dello studio, a causa di malattia ( n=2 ), malattia cardiovascolare ( n=2 ), infezione ( n=1 ) ed emorragia ( n=1 ). ( Xagena2016 )

Fonte: Blood, 2016

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